In uno dei nostri articoli precedenti abbiamo presentato la metodologia proprietaria di modefinance per la valutazione olistica dell’impegno ESG delle aziende. In questa sede approfondiamo invece i risultati del nostro studio.
modefinance ha utilizzato la metodologia descritta per valutare l’EE (Energy Efficiency)-ESG (Environmental, Social, Governance) score per un campione significativo di aziende italiane che hanno partecipato all’indagine. Questa iniziativa rappresenta un passo incisivo verso il potenziamento della consapevolezza della sostenibilità tra le PMI.
In totale, 4586 imprese italiane hanno partecipato a questa valutazione, rappresentando 19 regioni diverse in Italia. La Lombardia è emersa come la regione più rappresentata con il 24% del campione, seguita da Emilia-Romagna e Lazio, rispettivamente al 15% e 14%.
Considerando la dimensione dell’azienda, le piccole imprese, quelle con un fatturato compreso tra 2 e 10 milioni di euro e una forza lavoro di 10-50 dipendenti, dominano il campione al 50%. Le microimprese, con un fatturato inferiore a 2 milioni di euro e meno di 10 dipendenti, rappresentano il 20%, mentre il restante 30% è costituito da aziende di medie dimensioni con un fatturato superiore a 50 milioni di euro e oltre 50 dipendenti.
Il panel di aziende è stato suddiviso in 14 settori di business in base al codice NACE, con il settore manifatturiero che emerge come il più rilevante al 28%, seguito dai servizi (18%) e dalle costruzioni (17,7%). Questa categorizzazione completa ha permesso un’analisi approfondita del variegato scenario delle PMI in Italia.
Un aspetto cruciale di questa iniziativa è la completezza dei dati forniti dalle aziende coinvolte nell’indagine. In particolare, il 93% delle imprese ha completato il questionario generico, mentre solo il 9% è riuscito a compilare la sezione specifica del settore. Questa disparità suggerisce che molte aziende, in particolare quelle del settore manifatturiero e delle costruzioni, potrebbero non essere ancora completamente preparate o motivate ad approfondire le analisi ESG. Ciò evidenzia la necessità di rafforzare ulteriormente la consapevolezza e le politiche di sostenibilità tra le PMI italiane.
Gli EE-ESG score sono stati calcolati per tutte le aziende del campione utilizzando modelli generici e settoriali, assegnando un livello di confidenza (CL) con un valore mediano dell’82%. Il CL riflette la percentuale di dati disponibili considerati per la valutazione dello score, ponderando l’importanza dei dati.
Esaminando le classi definitive dell’EE-ESG score dopo la fase di override per le aziende con CL superiore all’80%, emergono conclusioni stimolanti. Introdotto per impedire alle imprese di accedere alle categorie di scoring più alte (S1, S2) senza soddisfare i requisiti minimi, è stato fissato un limite per ciascun pilastro E, S e G (Climate Change Mitigation e Energy Efficiency, Supply Chain, e Business, rispettivamente per Environmental, Social e Governance). Il mancato superamento di questi limiti rende un’azienda non idonea per le macro-classi dinamiche (S1, S2), con possibili declassamenti a S3 dopo l’aggregazione se le aree di scoring driver non vengono soddisfatte.
Solo il 2% del campione è stato valutato come fragile/a rischio elevato (S6-S7), mentre meno dell’1% ha ottenuto una valutazione a basso rischio (S1-S2). Una parte significativa delle aziende coinvolte nell’indagine è stata posizionata come consapevole, con il 43,7% che rientra nella classe S4. Il 25,5% e il 28,2% delle aziende rientra, rispettivamente, nelle classi S3 e S5. Questa distribuzione sottolinea i vari livelli di impegno delle imprese per quanto riguarda i fattori ESG, con la necessità per molte di migliorare le proprie pratiche e politiche.
La distribuzione delle classi di EE-ESG score si allinea anche con il settore. Le aziende nel settore delle costruzioni e nei settori non metallici mostrano valori di rischio leggermente più alti.
Approfondimenti dei risultati delle singole dimensioni E, S, e G
Un’analisi delle singole dimensioni E, S e G fornisce approfondimenti più dettagliati sui principali fattori che influenzano gli EE-ESG score.
Environmental Score: il significativo 98% delle aziende ha ottenuto uno score ambientale, con la mediana del livello di confidenza (CL) per questa dimensione intorno al 79%, il che significa che quasi la metà delle aziende intervistate ha lasciato vuoto almeno il 20% delle informazioni necessarie per calcolare lo score. Tuttavia, un CL minimo del 70% è considerato come soglia per uno score di alta qualità. Un totale dell’80% delle aziende ha superato questa soglia, con lo score ambientale medio che si attesta intorno a 60 su 100. Come aree di scoring driver, l’Energy Efficiency e la Climate Change Mitigation svolgono ruoli cruciali, e lo studio ha rivelato che – con una prestazione media di circa 40 su 100 – le aziende hanno avuto difficoltà in queste aree, indicando una vulnerabilità ai rischi correlati ai cambiamenti climatici. Inoltre, la combinazione di Energy Efficiency e Climate Change Mitigation si è rivelata critica, con il 17% delle aziende valutate come dinamiche (S1-S2) che hanno subito declassamenti durante la fase di override. Ciò sottolinea l’importanza di un approccio olistico alla sostenibilità.
Social Score: tutte le aziende del campione hanno ricevuto uno score per la dimensione sociale, con un livello di confidenza (CL) mediano di circa il 78%. Dopo l’applicazione di una soglia del 70% per il CL, la dimensione del campione si è ridotta del 10%, con la prestazione media nella dimensione sociale che si attesta intorno a 54 su 100. L’area di scoring driver dell’aspetto social, Supply Chain, presenta uno score medio preoccupante di 38 su 100, e il 19% delle aziende ha subito declassamenti durante la fase di override a causa delle basse prestazioni nell’area sociale. Questo suggerisce che le aziende non sono sufficientemente preparate a gestire i rischi legati alla catena di approvvigionamento, evidenziando la necessità di politiche più resilienti in questo settore.
Governance Score: un solido 85% delle aziende ha ottenuto un Governance score, dimensione che presenta la più alta completezza dei dati, con un livello di confidenza (CL) mediano del 90%. Tutte le aziende valutate hanno superato la soglia del 70% per il CL. La dimensione della Governance ha ottenuto il punteggio più alto, con una media di 65 su 100. Questo potrebbe essere attribuito alla familiarità delle aziende con la governance e l’alto numero di regolamentazioni che vi si occupano. Se osserviamo lo score dell’area driver (Business), il valore medio è di 60 su 100, confermando il valore del G-score complessivo.
Panoramica ESG delle PMI italiane
In conclusione, questo studio segna un significativo passo avanti nella valutazione dell’impegno ESG delle PMI italiane attraverso l’algoritmo di EE-ESG scoring sviluppato da modefinance all’interno del progetto TranspArEEns. Coprendo un ampio spettro di circa 4600 aziende in tutta Italia, i risultati evidenziano una prevalente posizione mediana di rischio (S4) nel panorama complessivo delle performance ESG.
Mentre la ricerca della sostenibilità è riconosciuta come un investimento a lungo termine, l’analisi rivela che le aziende si trovano nelle fasi iniziali di questo percorso trasformativo. Metodologicamente, si riconosce la necessità di ulteriori affinamenti, in particolare nell’introdurre il concetto di materialità con precisione, incorporando metriche e mappe di ponderazione, tenendo conto degli aspetti specifici dell’azienda e dei fattori contestuali come i rischi associati agli eventi estremi.
È imperativo che i modelli di rischio ESG si evolvano dinamicamente nel tempo, garantendo la conformità agli standard regolatori pur rimanendo adattabili per integrare segnali che si allineano in modo più efficace al profilo unico di ciascuna azienda esaminata. Gli sforzi continui in questa direzione apporteranno non solo a migliorare l’accuratezza delle valutazioni ESG, ma anche a contribuire agli obiettivi più ampi di sostenibilità.